Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 COSTANTINO
 
    Drama da rappresentarsi per musica nel teatro Tron di San Cassano l’autunno dell’anno 1711, consacrato all’altezza serenissima del signor principe Francesco di Lorena, eccetera, eccetera, eccetera.
    In Venezia, MDCCXI, presso Marino Rossetti, in Merceria all’insegna della Pace, con licenza de’ superiori e privilegio.
 
 Serenissima altezza,
    sarebbe per me senza scusa, serenissimo principe, il pensiero di consacrar a vostra altezza il presente drama, se io non potessi rispondere che, quanto doveva spaventarmi la sublimità della vostra gloriosa grandezza, altretanto mi ha rincorato la clemenza del vostro magnanimo cuore, Questa virtù, la quale, con tutte l’altre degne di un grand’eroe, risplende così per tempo e ben ravvisata da tutto il mondo in voi, o serenissimo principe, assolve questa mia brama dalla taccia di temeraria; e mi lascia il modo di poter vantarmi che ciò sia un coraggio inspiratomi dalla benignità generosa di vostra altezza serenissima, piuttosto che un ardimento suggeritomi dalla mia ambizione. Egli è certo che sarà approvata da ognuno questa mia discolpa, quando l’altezza vostra ne dia l’essempio con accordarmene l’uso, dissimulando per un solo momento quant’ella sia grande e le proporzioni dovute al suo merito, per poter meglio sofferire la mia bassezza e non isdegnare la viltà di questo dono. Invito l’altezza vostra serenissima a proteggere con i fregi del suo nome quello di Costantino imperadore, il quale in questo componimento le comparisce sotto gli occhi; e mi giova lo sperarne il vantaggio se voi, o serenissimo principe, mi concedete il raccordarvi che gli eroi famosi del vostro real sangue ebbero mille volte la gloria di veder, dal loro braccio formidabile e dal loro invitto valore, assicurata la fortuna degl’imperi e stabilita la salvezza de’ cesari. Un solo sguardo benigno, che vostra altezza serenissima si degni di fermare su le mie imperfezioni, sarà un raggio di luce sovrana, dal quale riceverà tanto di gloria questo drama quanto di onore a me ridonda dal professarmi, con tutta la più ossequiosa venerazione, di vostra altezza serenissima umilissimo, devotissimo e ossequiosissimo servitore.
 
    Pietro Pariati
 
 ARGOMENTO
 
    I motivi, che indussero Massimiano a rinunziare con Diocleziano l’imperio, e ’l pentimento, ch’egli ebbe dopo una sì grande rinunzia, son troppo noti nell’istoria romana, onde qui s’abbia ad instruirne il lettore. Per l’intelligenza del presente drama, basterà dire che dopo la serie di molti anni Costantino, che poi dalle sue insigni operazioni meritò il sopranome di Grande, essendo pervenuto all’imperio, prese in moglie Fausta, figliuola di Massimiano, il quale non per altro gliela concedette se non per aver un piede su quel trono medesimo, dal quale egli era disceso. Il famoso Lattanzio, nella sua celebre opera De mortibus persecutorum al capitolo 30, riferisce che Massimiano, sedotto da una cieca ambizione, stimolò con varie arti la figlia a tradire il marito ed a lasciare di nottetempo aperto l’ingresso nelle stanze di Costantino, accioché e’ potesse torlo di vita a man salva, promettendole in ricompensa più degno marito. Come l’imperatrice salvasse il consorte e deludesse la perfidia del padre si vede dall’istoria e, con poca diversità, anche dal drama. L’esito di questo fatto fu la morte di Massimiano. Sulla tessitura di questa azione, la quale fu parimente con molta felicità maneggiata da Tommaso Corneille nella sua tragedia di Massimiano, la storia ci ha somministrato il personaggio di Licinio, il quale fu poi marito d’una sorella di Costantino. Il rimanente è invenzione. La scena è in Marsiglia, dove tal fatto anche avvenne.
 
 INTERLOCUTORI
 
 COSTANTINO imperadore
 (il signor Stefano Romani detto Pignattino)
 FAUSTA sua moglie, amante prima di Licinio e destinata sua sposa
 (la signora Maria di Chateauneuf chiamata Landini)
 FLAVIA sorella di Costantino, amante di Leone
 (la signora Margherita Salvagnini)
 MASSIMIANO già stato imperadore, padre di Fausta
 (il signor Francesco Maria Cignoni, virtuoso del serenissimo gran principe di Toscana)
 LEONE confidente di Massimiano, amante di Flavia
 (il signor Giambattista Carboni)
 EMILIA amata in Roma da Leone, creduta uomo sotto nome di Albino
 (la signora Giovanna Martinelli)
 LICINIO generale dell’imperio, amante di Fausta
 (il signor Pietro Casati)
 
 COMPARSE
 
    Di guardie imperiali con Costantino, di soldati con Licinio, di altri soldati con Massimiano e con Leone.
 
 MUTAZIONI
 
    Galleria di statue imperiali, fra le quali nel mezzo quella di Massimiano, trono a parte.
    Ritiro delizioso.
    Portici imperiali; atrio interno.
    Sala imperiale.
    Stanze di Fausta illuminate; gran piazza.
 
    La musica è del signor maestro Francesco Gasparini.